Proteostasi alterata nella malattia di Alzheimer: prospettive nutriterapeutiche

11 - 07 - 2025

Il mantenimento dell’omeostasi proteica, o proteostasi, è essenziale per il corretto funzionamento e la sopravvivenza delle cellule ed è orchestrato da una complessa rete di processi cellulari che regolano la sintesi, il ripiegamento, il traffico, la degradazione e l’eliminazione delle proteine sia intracellulari che extracellulari o secrete.

La proteostasi, tuttavia, può essere significativamente compromessa con l’età, portando a un aumento del rischio di sviluppare malattie degenerative. Le cellule cerebrali, in particolare i neuroni, sono particolarmente sensibili agli stress proteotossici, come quelli innescati dagli squilibri della proteostasi. Questo è il caso delle malattie neurodegenerative legate all’età, come il morbo di Alzheimer.

La malattia di Alzheimer — una patologia neurodegenerativa che porta a una progressiva compromissione delle funzioni cognitive (memoria, linguaggio, ragionamento) — è caratterizzata dall’accumulo intracerebrale di oligomeri solubili di β-amiloide (Aβ), seguiti da fibrille insolubili, dalla progressiva comparsa di grovigli neurofibrillari anormalmente ubiquitinilati e da un’infiammazione cronica — un processo attribuibile a un difetto di degradazione/cancellazione che coinvolge il sistema ubiquitina-proteasoma. Il proteasoma, un attore chiave nella degradazione delle proteine intracellulari, svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento della proteostasi, eliminando selettivamente le proteine a vita breve, danneggiate o malformate che sono state precedentemente ubiquitinate — una modifica post-traslazionale dell’ubiquitina che consente al proteasoma di riconoscere e quindi distruggere le proteine così etichettate. La presenza sistematica di inclusioni ubiquitinate, ma non degradate, riflette infatti una riduzione dell’attività del proteasoma dovuta (e che contribuisce) alla presenza di oligomeri Aβ tossici, una disfunzione centrale nell’eziologia della malattia.

Il coinvolgimento del sistema ubiquitina-proteasoma nel processo fisiopatologico della malattia di Alzheimer apre nuove prospettive terapeutiche, sia preventive che curative. A questo proposito, cresce l’interesse per potenziali approcci sinergici che combinano attivatori del proteasoma, inibitori dell’immunoproteasoma (coinvolti nell’infiammazione) e modulatori dell’aggregazione del peptide β-amiloide.

Oltre agli approcci farmacologici convenzionali, interventi non farmacologici che combinano una dieta equilibrata, un regolare esercizio fisico e un training cognitivo hanno un potenziale sia preventivo sia terapeutico. In particolare, il fatto che una dieta adeguata — per esempio di tipo tradizionale mediterraneo — e specifici integratori nutrizionali possano contrastare i meccanismi fisiopatologici della malattia offre la possibilità di prevenirne, ritardarne o gestirne la progressione.

Alcuni composti naturali, come l’oleuropeina (un polifenolo dell’olivo, protagonista della dieta mediterranea) e l’acido betulinico (un triterpene della corteccia di betulla, presente nella tradizionale dieta nordica) sono noti per attivare il proteasoma e ritardare l’invecchiamento cellulare. L’oleuropeina aglicone (privata del glucosio) inibisce anche l’aggregazione dei peptidi Aβ in oligomeri tossici. Analogamente, anche l’acido betulinico riduce la formazione di oligomeri neurotossici.

Inoltre, la somministrazione di epigallocatechina gallato (un polifenolo presente nel tè verde) e di acido ferulico (un composto fenolico vegetale) riduce alcune manifestazioni della malattia di Alzheimer, come i deficit di memoria spaziale, in un modello animale, ma ciò non è ancora stato confermato nell’uomo. Si ritiene che questi composti abbiano effetti benefici anche su altri aspetti della malattia, come la sinaptotossicità degli oligomeri di Aβ e la neuroinfiammazione.

Questi composti attivi presenti in alcuni alimenti o integratori alimentari, così come altre sostanze naturali di interesse, potrebbero diventare ingredienti essenziali di diete equilibrate per gli anziani.

Avvertimento: queste informazioni sono fornite solo come guida e non sostituiscono il consiglio medico.

Riferimenti:
Simon PYR, Bus J, David R. [Alzheimer’s disease, amyloid-β peptides and ubiquitin-proteasome system: therapeutic perspectives]. Med Sci (Paris). 2023;39(8-9):643-649.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37695154/

Simon PYR, David R. Alzheimer’s disease, β-amyloid peptides, and ubiquitin-proteasome system: nutritherapeutic insights. Neurodegener Dis. 2025;25:76-87.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40132562/

Almeida MF, Farizatto KLG, Almeida RS, Bahr BA. Lifestyle strategies to promote proteostasis and reduce the risk of Alzheimer’s disease and other proteinopathies. Ageing Res Rev. 2024;93:102162.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38070831/

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